AMLETO di William Shakespeare

12 Nov 2015 AMLETO di William Shakespeare con DANIELE PECCI / Alessandria TEATRO ALESSANDRINO

Dettagli

Ora : 21.00
Indirizzo : Via Verdi, 12
Telefono : 0131 252644

 

 

 

DANIELE PECCI – UFFICI TEATRALI

regia di Filippo Gili

con Massimiliano Benvenuto, Silvia Benvenuto, Ermanno De Biagi, Pierpaolo De Mejo, Vincenzo De Michele, Luca Di Capua, Pietro Faiella,Vito Favata, Filippo Gili, Arcangelo Iannace, Liliana Massari, Daniele Pecci, Omar Sandrini.

Una produzione: Compagnia Stabile del Molise

Note di regia

E’ un progetto che nasce con Daniele Pecci. Quando Daniele mi ha chiesto se volevo curare la regia di un ‘Amleto’ con lui protagonista, è stato come ritrovarsi un ombrello sotto la pioggia. Era quello che attendevo. Ed è quello che faremo. Daniele, io, i miei soci degli Uffici Teatrali, e la Compagnia Stabile del Molise: mettere un ombrello sotto le infinite letture di un testo infinito. Un ombrello che copre una parte di mondo, il palcoscenico della rappresentazione, spoglio di letture forzate, unicamente teso al gioco di analizzare perché, all’alba del ‘600, nacque un uomo che vide il mondo uscire dai suoi binari. Se si fa Amleto, oggi, è perché è infinita la malizia di Polonio, è perché è infinito il torpore morale di Gertrude, è perché è infinita la dannata verginità di Ofelia, è perché è infinita l’intuizione politica di Claudio: un impero, da Don Chisciotte, passando per il potere dell’atomo fino ai microchip odierni e per chissà quanto ancora, si può mettere a soqquadro solo con l’ausilio di una goccia di veleno. Con Amleto si porta sulle spalle un peso che lo porta ai giorni nostri: quello di un vivere nel mondo, senza ‘esserci’.

La nostra messinscena invade la sala non per blasfemia pirandelliana, ma perché intende tutto l’edificio teatrale come paradigma di Elsinore, come articolazione e ‘stacco’ di stadi scenici che si sviluppano tra platea, scaletta, proscenio, sipario e palcoscenico. Che sarà nudo perché realistica sia la percezione dell’autenticità ambientale. Con Polonio, protomartire della segretezza, della manipolazione invisibile, di quel nuovo mondo che Orwell sugellerà qualche secolo dopo, a gestire il sipario, ad aprire e chiudere quell’infinito ‘arazzo’ dietro cui non si nasconde e muore il consigliere del re, ma dove si nasconde e muore la coscienza di un pubblico troppo interessato a starsene al buio, per schivare comodamente i colpi di pugnale di principi e uomini che vorrebbero, solo vorrebbero, riassettare il mondo.

Filippo Gili