RE NASONE (SCUOLE PRIMARIE)
Con Rolando Giancola e Mariangela Lombardi
Regia di Rolando Giancola
Note di regia
Il coraggio, la solidarietà, la fantasia. Questi i temi principali della fiaba Re Nasone, uno spettacolo di narrazione che attraverso l’uso della voce e del corpo guida gli spettatori attraverso un mondo magico, che nasce proprio lì sul palcoscenico e ha come protagonista non un personaggio, ma la fantasia dello spettatore. L’immaginazione porta i ragazzi per mano dentro una fiaba dai toni surreali e ci mostra come delle volte basta aprire un libro per vivere appieno un’esperienza magica ed irripetibile.
Il teatro di narrazione, che pone l’attore al centro del racconto, è il genere che abbiamo scelto per rappresentare la nostra fiaba. Più che una scenografia elaborata o delle musiche forti, crediamo che la capacità dell’attore di trasmettere la propria fantasia sia sempre la scelta più difficile, ma al contempo la più interessante.
“La gioia più grande dell’uomo è scoprire di possedere la fantasia” (Molière)
In un futuropresentepassato
C’era una volta un re raffreddato
D’un raffreddore talmente violento
Che uno starnuto valeva per cento
Etciù, etcià, e il vento soffiava
Etcì, etcè, e il gallo cantava
Ed etcereccì, ed etcerecciù
Il povero Re non ne poteva più.
Re Nasone era il re più amato al mondo. Un Re grande e importante, che di grande e importante aveva non solo il cuore, ma anche il naso. Un naso gigantogrande. Era lungo mezzo metro e mezzo, largo quanto una botte e profondo come una caverna molto profonda…
Cosa succederebbe se un re con un tal naso si svegliasse una mattina con il più violento raffreddore di tutti i tempi?…
LE FAVOLE DI ESOPO (SCUOLE PRIMARIE)
con Rolando Giancola, Mariangela Lombardi, Giusy Tiso
Note di regia
Tre personaggi imprigionati in tre televisori trovano il modo di sfuggire alla routine di una programmazione televisiva fatta di violenza e banalità. Diventare protagonisti delle storie è il loro desiderio, e smettere di essere solo passivi spettatori. Così, una volta liberi, riusciranno a dar sfogo alla loro fantasia coinvolgendo il pubblico in una girandola di favole. Racconteranno le storie inventate da Esopo in diversi modi: la narrazione, la teatralizzazione, il canto e la musica, con oggetti (palloncini gonfiabili ed altro), invitando i bambini a raccontare a loro volta e a divertirsi insieme.
Lo spettacolo vuole rappresentare un’occasione per i più giovani di riscoprire l’importanza della parola “detta”, un piccolo esercizio divertito e divertente, in cui è possibile rivalutare e riaffermare il potere evocativo delle parole; un’esperienza che va al di là della semplice fruizione, perché, con la complicità dell’affabulazione attoriale, viene continuamente stimolato il grado di attenzione dell’uditorio, e l’ascolto (da troppo tempo sacrificato per il prevalere delle immagini nella comunicazione) sarà protagonista della rappresentazione.
Gli attori, inoltre, stimoleranno i ragazzi a raccontare direttamente alcune favole sia dal punto di vista del narratore che dei vari personaggi.
Gli animali, quindi, al centro delle “storie” per esemplificare vizi e virtù del genere umano. Il contrasto tra i potenti e gli umili, tra i prepotenti e i deboli è il tema principale, o per lo meno il più sentito.
DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA (SCUOLE PRIMARIE)
con Rolando Giancola, Sofia Bròcani
Note di regia
In Spagna, tanti e tanti anni fa, una bella mattina un signore di cinquant’anni si sveglia. Sembra un giorno come un altro: il sole brilla arancione sopra i monti, il gallo ha appena strozzato il suo canto salutando l’alba, i contadini sono già nel campo a cogliere i fuscelli di grano. Eppure qualcosa è cambiato. Il signor Chisciada (così si chiama il nostro protagonista), un cinquantenne benestante che vive nella Mancha, ha deciso di cambiare nome. Da oggi si chiamerà Don Chisciotte. Ma non solo. Pare che gli sia saltato per il capo di farsi cavaliere. Così, d’un tratto, tra sé e sé e senza avvertire nessuno. C’è che dice “E’ impazzito!”, qualcuno pensa “E’ una fase, gli passerà” ma Don Chisciotte è ben determinato. Ha deciso di farsi cavaliere, di vivere mille avventure, di affrontare il pericolo e di non arretrare anche a costo di affrontare la morte. Ad accenderlo di ardore, come ogni cavaliere, è una donna, una giovane contadina che Chisciada ha visto solo da lontano, di sfuggita, innamorandosene perdutamente; e siccome non manca di fantasia, anche a lei ha dato un nome. La sua bella si chiama Dulcinea del Toboso. La contadina, naturalmente, non ne sa nulla. Don Chisciotte non è solo un classico intramontabile dell’umorismo di ogni tempo. È altresì una favola, che prima ancora che il pensiero e la riflessione amara colpisce la fantasia, come ogni grande classico. Possiamo ridere del signor Chisciada e della sua goffaggine fantasmagorica; possiamo animarci insieme a lui e combattere al suo fianco contro i mulini a vento. Possiamo criticarlo, ammirarlo, compatirlo, e pur narrandolo sapremo di aver acceso solo alcuni dei mille riflettori fantastici che questa storia ci offre. La fantasia dei più piccoli (non dissimile da quella del nostro idalgo) rappresenta per questa messinscena un punto di partenza pieno di significato. È attraverso la fantasia che questa storia prende forma sulla scena, non solo in maniera letteraria, ma anche attraverso l’improvvisazione e l’estemporaneità, offrendoci spunti di crescita inaspettati e dirompenti.
“O” COME OPERA (SCUOLE PRIMARIE)
con Paola Petrella (soprano) e Greta De Santis (mezzosoprano)
Note di regia
L’Italia è il Paese che ha inventato l’Opera lirica: è qui che agli sgoccioli del XVI secolo è nata e si è sviluppata, divulgando la nostra lingua, nella sua espressione più poetica e ricercata, in tutto il mondo. Sulla scia del successo del Melodramma, un’altra grande invenzione italiana è stata importata e imitata in Europa fino al XX secolo inoltrato: il modello architettonico del “teatro all’italiana”, dalla tipica forma a ferro di cavallo con platea e palchetti. Tutto questo già basta a spiegare quanto sia importante riscoprire l’Opera come nostro patrimonio, instillare nei bambini la passione per la cultura in una delle sue forme più complesse e al contempo popolari, creando oggi il pubblico di domani. Si, perché una volta l’Opera era uno spettacolo popolare, e nelle mani del popolo dovrebbe tornare; mentre invece è spesso relegata a piccoli spazi nei palinsesti notturni di poche emittenti televisive e radiofoniche, e fruita, dal vivo, da un pubblico costituito in maggioranza da addetti ai lavori, da persone facoltose e da altre non proprio giovani. Lo spettacolo parte per l’appunto dall’idea di liberare l’Opera dalle catene e dalla polvere, e per questo sarà necessario l’aiuto dei nostri piccoli spettatori, che nel frattempo ne ascolteranno le arie e le melodie più belle e conosciute.
IL PICCOLO PRINCIPE (SCUOLE PRIMARIE E SECONDARIE DI PRIMO GRADO)
di Antoine De Saint-Exupéry
con Rolando Giancola, Mariangela Lombardi, Giusy Tiso
regia di Paola Cerimele
Note di regia
“Il Piccolo Principe” è un racconto poetico che, nella forma di un’opera letteraria per ragazzi , affronta temi come il senso della vita e il significato dell’amore e dell’amicizia. È fra le opere letterarie più celebri del XX secolo: è stato tradotto in più di 220 lingue e dialetti e stampato in oltre 134 milioni di copie in tutto il mondo. In un certo senso, costituisce una sorta di educazione sentimentale.
Un pilota di aereo, precipitato nel deserto per una avaria, incontra un bambino semplice che gli dice di essere il principe di un lontano asteroide, sul quale abita solo lui e una piccola rosa, molto vanitosa, che lui cura e ama.Il capolavoro letterario di Antoine de Saint Exupéry mette a confronto il mondo dell’infanzia e quello degli adulti pieno di preconcetti e di falsi miti e falsi valori.Quando il Piccolo Principe domanda: “Mi disegni una pecora?”, in questo semplice quesito, all’apparenza banale, c’è tutta la magia e la spontaneità del mondo dei bambini.L’aviatore riscoprirà sé stesso attraverso le domande e i racconti del Piccolo Principe e tra i due nascerà una vera e sincera amicizia.
Nell’allestimento che La Compagnia Stabile del Molise propone sono evidenziati i momenti più importanti del romanzo di Saint Exupéry. Particolare attenzione viene posta alle difficoltà di comunicazione tra adulti e bambini; alla possibilità di superamento di queste difficoltà attraverso un linguaggio che non è solo quello della ragione ma anche, e soprattutto, quello del cuore; alla capacità di imparare che a volte ciò che sembra un male può servire a far del bene.
Durante lo spettacolo non mancheranno momenti di interazione con i piccoli spettatori, i quali si sentiranno partecipi di un racconto coinvolgente, spesso comico, e sicuramente emozionante.
PINOCCHIO (SCUOLE PRIMARIE E SECONDARIE DI PRIMO GRADO)
di Carlo Collodi
con Rolando Giancola, Mariangela Lombardi, Giusy Tiso
regia di Paola Cerimele
Note di regia
Romanzo di formazione (il monello che piano piano diventa ragazzo maturo); metafora di crescita attraverso l’insieme delle relazioni intessute dal protagonista (relazioni che prevedono tre diversi generi di personaggi: umani, intermedi e animali); romanzo picaresco (secondo Italo Calvino) e tante altre interpretazioni potremmo aggiungere; ma se ancora oggi abbiamo bisogno di ragionare su Pinocchio è perché questo libro è rivelatore del bisogno di ognuno di riconoscere se stesso come individuo unico e irripetibile, nonché di essere riconosciuto dagli altri come tale.
Un ragazzo che mente e disobbedisce ai genitori si mette nei guai e se poi dà anche retta ai cattivi compagni, ossia a Lucignolo, subisce addirittura una umiliante metamorfosi: gli spuntano le orecchie d’asino.Eppure è inevitabile, per noi, tifare per Pinocchio: anche quando fa disperare il suo papà Geppetto o non ascolta i consigli della Fata dai Capelli Turchini.Pinocchio è solo un pezzo di legno che diventa, per mano di Geppetto, un burattino. Inizia subito a farne di tutti i colori, quello che lo spinge verso la ribellione ci appare come il desiderio di verificare di persona ogni situazione che affronta. Evidentemente non gli bastano i buoni consigli, che forse sarebbero stati sufficienti a un bambino normale, perché lui normale non è. Se fosse normale rimarrebbe un pezzo di legno ben scolpito e colorato. O al massimo sarebbe ben felice di conformarsi alle situazioni.Invece c’è qualcosa dentro di lui e quel qualcosa non sono solo disubbidienza e bugie, scappatelle e spericolatezza. Quel qualcosa è la sua personalità e la sua unicità.La testa e il cuore di Pinocchio sono solo apparentemente di legno: in realtà sono una testa pensante e un cuore che… sa emozionarsi ed amare, temere e aver coraggio.Ma questo lo deve scoprire da solo e cercando la sua strada.
Nell’allestimento che proponiamo saranno rappresentate le scene più conosciute, divertenti, commoventi e significative del capolavoro collodiano.
I PROMESSI SPOSI (SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO GRADO E DI SECONDO GRADO)
di Alessandro Manzoni
con Paola Cerimele, Raffaello Lombardi, Rolando Giancola
Note di regia
Il progetto prevede una lettura-spettacolo dei capitoli più significativi dei Promessi Sposi manzoniani, con un’attenzione particolare ai grandi personaggi storici del romanzo, da Cristoforo alla Monaca di Monza, dall’Innominato a Don Abbondio.
Un percorso che trasmette ai ragazzi la grande potenza narrativa di questo autore e l’essenza viva del romanzo attraverso la lettura a voce alta, l’interpretazione dei personaggi e la drammatizzazione dei momenti salienti della vicenda.
Il corpo e la parola per coadiuvare la didattica nel tentativo di far appassionare i giovani al primo romanzo in lingua italiana e farli entrare nei meandri delle contraddizioni umane così magistralmente descritte dal Manzoni.
DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA (SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO E SECONDO GRADO)
di Miguel De Cervantes
con Rolando Giancola, Sofia Bròcani
Note di regia
Nel suo saggio sull’umorismo, Pirandello sostiene che il primo episodio di letteratura umoristica sia proprio il libro di Cervantes. Nel Don Chisciotte infatti siamo liberi di ridere delle follie del nostro idalgo (un cinquantenne pressoché delirante che si convince di essere ciò che non è e si comporta come tale) pur senza mai deriderlo banalmente, anzi: Don Chisciotte è senza dubbio un pazzo, da legare, eppure non si può non restare abbagliati da tanto slancio, da tanta determinazione. Don Chisciotte è chi rifiuta la quotidianità con il coraggio incosciente di tuffarsi nell’ignoto. L’eroismo di questo racconto si mescola con il ridicolo in maniera tanto serrata da annullarne le differenze. Don Chisciotte si crede un cavaliere, e la sua purezza nel ritenersi tale lo rende interprete di un personaggio tanto moderno quanto classico, buffo e insieme tragico. In un contesto sociale in cui il virtuale imperversa rubando spazio alla concretezza del reale ci è sembrato interessante far rivivere questa storia dove la virtualità – intesa come costruzione illusoria- compare già in altre forme. Don Chisciotte, ci dice Cervantes, ha letto tanti libri di cavalleria, scadenti per giunta, e tanto si è appassionato a quegli eroi fantomatici e pomposi che ora crede di essere uno di loro. Narrare tutto questo a teatro può essere interessante non solo per una ragione spettacolare, ma anche per vedere insieme agli spettatori quanto di Don Chisciotte c’è nella nostra realtà; quanti miti illusori ci vengono narrati con aggressività al punto di divenire valori? Quanti spunti pedagogici possiamo trarre per inverso da una storia in cui la “creazione di valore”, elemento fondante di ogni pedagogia, viene svolta attraverso la lettura di pessimi libri?
“O” COME OPERA (SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO E SECONDO GRADO)
con Paola Petrella (soprano) e Greta De Santis (mezzosoprano)
Note di regia
L’Italia è il Paese che ha inventato l’Opera lirica: è qui che agli sgoccioli del XVI secolo è nata e si è sviluppata, divulgando la nostra lingua, nella sua espressione più poetica e ricercata, in tutto il mondo. Sulla scia del successo del Melodramma, un’altra grande invenzione italiana è stata importata e imitata in Europa fino al XX secolo inoltrato: il modello architettonico del “teatro all’italiana”, dalla tipica forma a ferro di cavallo con platea e palchetti. Tutto questo già basta a spiegare quanto sia importante riscoprire l’Opera come nostro patrimonio, motivare
nei ragazzi la passione per la cultura in una delle sue forme più complesse e al contempo popolari, creando oggi il pubblico di domani. Si, perché una volta l’ Opera era uno spettacolo popolare, e nelle mani del popolo dovrebbe tornare; mentre invece è spesso relegata a piccoli spazi nei palinsesti notturni di poche emittenti televisive e radiofoniche, e fruita, dal vivo, da un pubblico costituito in maggioranza da addetti ai lavori, da persone facoltose e da altre non proprio giovani. Lo spettacolo parte per l’appunto dall’idea di liberare l’Opera dalle catene e dalla polvere, attraverso la risoluzione di enigmi e la scoperta di “luoghi” sensazionali come in un videogioco di avventura, cui le arie liriche più belle e conosciute fanno da “obiettivo” e da colonna sonora.
CONOSCERE LEOPARDI- LETTURA SPETTACOLO DEGLI SCRITTI DEL GRANDE POETA ROMANTICO ITALIANO (SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO GRADO E DI SECONDO GRADO)
Con Paola Cerimele e Raffaello Lombardi
Regia di Paola Cerimele
Note di regia
La lettura-spettacolo che la Compagnia Stabile del Molise propone, ripercorre l’opera dell’esponente più rappresentativo del Romanticismo italiano, Giacomo Leopardi.
Trentotto anni di vita scanditi da tre fondamentali conversioni: quella letteraria del 1816 che segna il passaggio dallo studio dei classici alla poesia; politica del 1818 che fortifica in lui l’idea di un’Italia indipendente dalla Chiesa e, infine, la conversione filosofica del 1819 il cui interesse dal bello passa al vero in quanto “il mondo non è bello ma illusorio”.
Dal 1817 al 1832 Leopardi scrive lo Zibaldone. Un diario personale che raccoglie una grande quantità di annotazioni e pensieri di varia natura, scritti in prosa diretta, a volte brevissimi e a volte più ampi e articolati, che hanno ispirato i Canti, le Operette morali e, soprattutto, i Pensieri.
Il Pessimismo: Leopardi usa una sola volta la parola “pessimismo” nello Zibaldone, e in negativo. La fama di poeta pessimista è il frutto di una tradizione che tende a prediligere lo studio della “critica”, o “bibliografia secondaria”, rispetto alla lettura diretta dei testi, o “bibliografia primaria”.
Tutto questo e altro nel viaggio leopardiano che proponiamo; un viaggio poetico tra i versi più noti e quelli meno conosciuti. Una lettura trasversale dell’opera di un grande autore della letteratura mondiale, con lo scopo di far scoprire un Leopardi che non è sinonimo di mero pessimismo ma di eleganza, passione e profondità culturale e morale.
AMOR ⱯMORIS-L’AMORE IN TUTTE LE SUE DECLINAZIONI (SCUOLE SECONDARIE DI SECONDO GRADO)
con Paola Cerimele e Raffaello Lombardi
Note di regia
Che l’Amore sia un mistero è evidente! Altrimenti perché poeti, scrittori, cantanti, artisti di tutto il mondo e di tutti i tempi, e noi tutti (innamorati, o in cerca o in attesa dell’Amore) staremmo ancora qui a parlarne e a discuterne?… e a non capirci niente? A causa dell’Amore sono state compiute azioni eroiche e nefandi spergiuri; tradimenti e tremende vendette; scavalcate montagne e attraversati deserti. In una caleidoscopica carrellata di personaggi comici, drammatici, romantici, tragicomici…, alternati a storie vere tratte da vite vissute di personaggi famosi e non, declineremo con questo spettacolo il sentimento più capriccioso che l’essere umano prova. Teatro, canzoni, musica, poesia; dagli antichi greci ai giorni nostri; utilizzeremo le parole, la poesia, la musica e il canto di Dante, Stefano Benni, Ariosto, Catullo, Shakespeare per esplorare questo misterioso oggetto che chiamiamo Amore; a cui basta poco per trasformarsi in Passione, Gelosia, Odio, Ossessione…Uno spettacolo allegro ed entusiasmante dove gesto, parole e musica si alternano tra emozione e ironia.
IL CAPPELLO DI FERRO (SCUOLE SECONDARIE DI SECONDO GRADO)
tratto da ‘Un soldato contadino – lettere dal fronte 1915/1917′
di Anna Falcone
Con Giulio Maroncelli, Giorgio Careccia, Raffaello Lombardi, Paola Cerimele
Regia di Emanuele Gamba
Note di regia
Attraverso la narrazione di 25 di queste 150 lettere scritte dal fronte sarà ripercorsa la vicenda di Giuseppe Serpone, uno dei tanti giovani molisani che combatterono e morirono durante la prima guerra mondiale.
Nella storia personale di questo contadino molisano poco più che ventenne, la dignità e il senso di un dovere non effimero o semplicemente dimostrativo cozzano fortemente con il pressapochismo degli alti ufficiali di quell’esercito italiano, spesso pronti a sacrificare, come sempre, i più poveri per ottenere risibili vantaggi in termini territoriali. Le parole mai fuori luogo che il soldato Serpone metteva faticosamente insieme e che spediva con una regolarità impressionante, tenuto conto del contesto da trincea nel quale visse per anni, furono il ponte immaginario e per questo intoccabile, che lui, ogni sera, attraversava per giungere nuovamente a casa, da quella moglie che dovette lasciare poco dopo aver sposato, da quel padre a cui confidava le paure più grandi e le tragedie che viveva e che, alla moglie e agli altri, voleva risparmiare anche solo di citare, come se il solo non nominarle, anche da così lontano, potesse evitare di farle giungere, con tutto il loro fragore inumano e irragionevole, nella terra che aveva dovuto abbandonare e che non poté più rivedere. Infatti, Giuseppe Serpone, morì nell’alta Valle dell’Isonzo, in una mattina di giugno, colpito alla testa da un cecchino. La sera prima, però, era riuscito, comunque, a dimostrare a sua moglie che era ancora il suo amato marito, scrivendole un’ultima, immancabile, lettera.
A metà strada fra Lussu e il “buon soldato Svejk” questo nostro spettacolo intende dare un contributo alla ricostruzione della memoria di quello che è stato uno dei più sanguinosi episodi della storia dell’uomo. Oltre a rappresentare un valido ed originale strumento di analisi delle vicende storiche di quel periodo, stare accanto a Giuseppe nel suo anno e mezzo al fronte ci permette di conoscere la Grande storia attraverso la storia piccola ed anonima di un giovane contadino che ha dovuto passare dai campi alla trincea, che ha messo a disposizione il suo personale “genio” al servizio di una causa lontana e spesso incomprensibile.